di Candida Morvillo Pubblicato da: 7

La interrompe prima il cuoco, che le chiede se deve preparare la pizza, poi, una cliente, che vuole prenotare un tavolo per un compleanno. Il telefono, poi, squilla di continuo. «Pronto? Smack ristorante». Irene Pivetti smista con scioltezza il traffico della coloratissima mensa sociale di Monza che gestisce da ottobre. Non sembra la stessa persona che 28 anni fa, giovane e glaciale, ingessata in accollati tailleur, suonava la campanella della Camera dei deputati: «Deputato Bossi, il suo tempo è finito».

La donna che a 31 anni fu la più giovane terza carica dello Stato è alla sua ennesima trasformazione. Prima, c’era stata la stagione da conduttrice tv, di Bisturi! e Tempi Moderni, delle foto con la tutina in latex da Catwoman. Più di recente, due inchieste in cui è indagata – una sulle importazioni di mascherine dalla Cina, un’altra sull’export di Ferrari – ce l’hanno fatta conoscere come imprenditrice dai presunti affari spericolati e da impensati fatturati milionari.

Già quando esordì in tv, era descritta come la donna che visse due volte. Adesso, a quante vite siamo?
«Ora, è certo che sono una donna veramente difficile da uccidere. Mi sono detta: non morirò per via di queste inchieste. Ci sono momenti in cui pensi qualsiasi cosa: la tua vita è a brandelli, la famiglia a pezzi, non hai più soldi e la tentazione di lasciarti andare c’è. Per un anno, ho messo sempre lo stesso jeans e lo stesso maglione, non avevo fisicamente voglia di esistere. Ma ho pensato: se muoio, do ragione a chi mi accusa e io non sono quella di cui scrivono loro. Leggere 45mila pagine che argomentano perché sei un truffatore è orrendo, se non lo sei».

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